Segnatura: AC.LEOPARDI.GIACOMO, pagina 065 - AC.LEOPARDI.GIACOMO

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Recanati 14 Agosto 1820.
Mio carissimo. Vi lodo e vi ringrazio che mi abbiate ubbidito. Non sarebbe da
onestuomo il voler esser trattato familiarmente senza rendere il contraccambio.
Delle mie prime canzoni non mi restavano altre copie in buona carta, che
quelle ch'io vi spedii. Ma sappiate ch'io mi contento facilmente, e senza dubbio
mi contenterò delle legature che avete fatte eseguire.
Quando mi avrete informato delle altre spese occorse, vi spedirò l'importo
del Foscolo, delle legature, e del 2° semestre di associaz. all'Abbreviatore.
Il piego diretto in Ancona credo che lo manderete per mezzo degli spe=
dizionieri. Già s'intende che le occasioni particolari non sono comuni, nè facili
a trovarsi.
Fatemi la grazia di dire al nostro Giordani che alla sua ultima dei 18
di Giugno risposi con una lunga lettera smarrita al solito. Ma che le sue non van=
no a male, e perciò, se non gli è grave, me ne consoli di quando in quando. Che gli
scrivo oggi, e perchè verisimilmente non riceverà la lettera, lo avverto per mezzo
vostro, che mio padre non mi sconsentirebbe la cattedra in Lombardia, e probabil=
mente neanche l'assegno. Che io poi, dovendo continuare a vivere, non ho altro de=
derio che di uscir di qua, in qualunque modo, e questa via ch'egli mi propone,
è adattatissima. Sicchè ringraziandolo del pensiero, aspetterò da lui qualche nuova
in questo particolare.
Non dimenticate, vi prego, di fargli aver copia della mia Canzone, e se
potete, le cinque che vi scrissi.
Eccomi sempre a domandare e a darvi noia. Come vi contraccambierò? Que=
sta quistione ch' io vo meditando tutto il giorno. Mio caro amico, mi consolo
della salute migliorata, e mi dolgo della sventura che ti perseguita. Bisogna farsi
core alla meglio, e conservare la speranza. Finalmente questo mondo è un nulla, e
tutto il bene consiste nelle care illusioni. La speranza è una delle più belle, e la
misericordia della natura, ce ne ha forniti in modo, che difficilmente possiamo per=
derla. A me resta solamente per forza di natura. Secondo la ragione dovrei man=
carne affatto. Ma viviamo giacchè dobbiamo vivere, e confortiamoci scambievolmen=
te, e amiamoci di cuore, che forse è la miglior fortuna di questo mondo. La fred=
dezza e l'egoismo d'oggidì; l'ambizione, l'interesse, la perfidia, l'insensibilità delle donne
che io definisco, un animale senza cuore, sono cose che mi spaventano. Amatemi,
ma da vero. Non sono fatto della stessa pasta degli altri. Addio, addio.