Segnatura: AC.LEOPARDI.GIACOMO, pagina 109 - AC.LEOPARDI.GIACOMO

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Trascrizioni automatiche (Shi_Deformable_VGG11)

Recanati 3 Aprile 1824.
Caro amico. Ho ricevuto le due vostre amabilissime dei 17 e 2 del
passato. Io, caro amico, ho un grandissimo vizio, ed è che non domando licenza ai
trati quando penso nè quando scrivo, e da questo viene che quando poi voglio
stampare, i Frati non mi danno licenza di farlo. Vi ringrazio senza fine delle
cure che avete preso per le mie Canzoni, e ve ne sento obbligo doppio, sì per
la cosa in se stessa, e sì per la pena che vi deve essere costata l'avere a
disputare con quella razza di gente. Dite benissimo che i teolagi sono una
sorta di gente così ostinata come le donne. Prima si caverebbero loro tutti i den=
ti idebuti dalla bocca, che un'opinione dalla testa. Bensì credo che sia meglio
avere a fare colle donne, e anche col diavolo, che con loro. Del resto non
veggo come si offendano i monarchi nelle mie canzoni nuove, e se nelle prose
si annulla la virtù, io dico espressamente a chiunque ha studiato la santacroce,
che intendo parlare della virtù umana, e delle teologali non entro a discorrere.
Dico che nel principio di quella prosa che ha dato luogo a questo rimprovero,
sta scritto che la virtù è ec. ec. umanamente parlando, e nel fine di essa prosa
si tocca la religione in modo che, fuor d'un frate revisore, nuno ci può trovar
che riprendere. Io avrò molto caro che vogliate veder di combinare la stampa delle
canzoni in qualche altro luogo colle avvertenze e modi che io vi specificai minu=
tamente. Ve ne sarò tenutissimo, anzi vi ringrazio fin da ora di questa proposta, e me
ne rimetto a voi. Non ho veduto il Giornale del prof. Orioli, perchè sapete che sto
fuor del mondo. E questo medesimo fa che le mie lettere non arrivano al nostro
caro Giordani, al quale ho scritto però sempre, e in particolare risposi subito all'ulti=
na sua che fu de' 16 di Febbraio. Se avrete occasione di significarglielo, abbraccian=
dolo da mia parte, mi farete molto piacere. Io v'amo, e vi prego ogni felicità, la
quale vorrei potervi proccurare con altro che con preghiere. Non vi dimentiate,
se in qualche cosa vi parrò buono a servirvi, di adoperarmi come persona vostra,
e continuatemi il vostro amore. Addio addio.
il vostro amicissimo
Leopardi